L’agopuntura sham non è un vero placebo
Anche Finniss, Kaptchuk, Miller e Benedetti, tuttavia, sembrano non considerare alcuni fatti che tendono ad incrinare la loro teoria e per trovare questi fatti non serve allontanarsi molto dagli studi che essi stessi citano.
Partiamo dal lavoro sul trattamento con agopuntura dell’osteoartrite del ginocchio12. Lo studio conclude: “Dopo 8 settimane di trattamento, il dolore e la funzionalità articolare sono migliorati più con l’agopuntura che con l’agopuntura minima o senza l’agopuntura, nei pazienti con osteoartrosi del ginocchio. Tuttavia, questo beneficio diminuisce nel tempo”. Questo è il primo colpo alla teoria di Finniss, Kaptchuk, Miller e Benedetti. L’agopuntura non solo è efficace ma è più efficace dell’agopuntura sham.
Ma non è finita qui.
Nel secondo studio sulla lombalgia che essi citano, leggiamo le seguenti conclusioni: ”La lombalgia migliora, dopo il trattamento con agopuntura, per almeno 6 mesi. L’efficacia dell’agopuntura, verum o sham, era quasi il doppio rispetto alla terapia convenzionale”.13 Per “terapia convenzionale” gli autori intendono “una combinazione di farmaci, terapia fisica ed esercizio fisico”.
Se l’agopuntura risulta più efficace della terapia convenzionale, di quasi il doppio, le possibilità sono almeno tre:
-la terapia convenzionale è essa stessa un placebo, (la metà di un placebo a voler essere precisi), e allora per onestà occorrerebbe informarne preventivamente i pazienti. Bisognerebbe farlo nelle modalità che gli Autori suggeriscono per l’agopuntura, precisando, a questo punto, che esistono anche terapie-placebo più efficaci della terapia placebo convenzionale, come ad esempio la terapia-placebo con agopuntura.
-la terapia con agopuntura funziona come un placebo potentissimo tanto che questo placebo potentissimo è più efficace delle comuni terapie non-placebo, le quali per altro sono gravate da un maggior numero di eventi avversi ed effetti collaterali. Perché non usare allora ciò che è più efficace e ha minori effetti collaterali? Si può ipotizzare che alcuni dei meccanismi neuro-psico-biologici coinvolti nell’autoguarigione indotta dall’agopuntura siano in parte simili ai meccanismi neuro-psico-biologici chiamati in causa nel cosiddetto effetto placebo di cui ancora sappiamo troppo poco?
-la terapia convenzionale ha dimostrato in precedenza di essere più di un placebo e quindi lo è a maggior ragione la terapia con agopuntura che risulta più efficace. Se una terapia oggetto di studio (in questo caso l’agopuntura) messa a confronto con la terapia standard che ha già superato il confronto con placebo in studi precedenti, si è dimostrata più efficace e con minori effetti collaterali di quella standard, perché non proporla ai pazienti, anche come trattamento di prima linea li dove gli studi ne dimostrano la validità evidente?
Queste ultime ipotesi sembrano le più verosimili.
Come mai allora l’agopuntura in alcuni studi (non certo in tutti, come vedremo) risulta non più efficace del placebo? La risposta a questa domanda sembra suggerirla curiosamente ancora uno degli studi che gli Autori hanno citato e che altro non è che una sintesi dei lavori tedeschi di cui sopra:14
“In conclusione, l’agopuntura sembra essere efficace in una serie di condizioni croniche e sembra avere un rapporto costo-efficacia accettabile […]. Questi programmi di ricerca non confermano l’ipotesi che l’agopuntura in punti specifici sia essenziale per ottenere soddisfacenti effetti clinici”. In altri termini, agopuntura vera e sham hanno dimostrato in più studi un’efficacia equiparabile ma la conclusione a cui lo studio giunge si discosta da quella di Finniss, Kaptchuk, Miller e Benedetti. Considerato che: in cinque studi su cinque l’agopuntura si dimostra sempre efficace, (comparata ad una lista d’attesa), che in uno dei cinque l’agopuntura vera risulta superiore alla sham e che in un altro entrambe hanno un’efficacia doppia rispetto al trattamento convenzionale, la conclusione è che:
“in un contesto terapeutico, l’agopuntura sham, sotto forma di una puntura minima con aghi fuori punto, è improbabile che sia un placebo inattivo”.
Questo è un punto essenziale.
Le conclusioni di Finniss, Kaptchuk, Miller e Benedetti potrebbero essere viziate proprio dal non aver preso in esame questo aspetto, invece essenziale, che il mondo della ricerca in agopuntura, oggi, sottolinea con forza.
Come si può fare un confronto con placebo se il placebo non è inerte e quindi non è un placebo? 15, 16
Abbiamo visto che alcuni studi, in questo campo, si concludono con una sorta di formula di rito: il trattamento con agopuntura risulta efficace, (rispetto al non far nulla o anche rispetto al trattamento convenzionale), ma non più efficace della sham o più efficace ma in modo non statisticamente significativo.
Il punto quindi è: la sham è o non è un placebo affidabile?
L’idea sempre più diffusa è che non lo sia.
Uno studio del 2014 ad esempio, conclude: “Queste procedure non possono essere considerate come controlli inerti secondo la prospettiva della medicina cinese o della biomedica. È necessario sviluppare appropriate linee guida per la valutazione del controllo negli studi sull’agopuntura per valutare il rischio di parzialità dei controlli sham-placebo quando si effettuano revisioni sistematiche. La terminologia utilizzata per descrivere le procedure di controllo deve essere sviluppata e standardizzata”.17
Lund e Lundeberg osservano che “la maggior parte degli studi controllati sull’agopuntura ha utilizzato l’agopuntura minima, superficiale, fittizia o “placebo”. È stato recentemente dimostrato che il leggero tocco della pelle stimola i meccanocettori accoppiati alle fibre afferenti amieliniche (C) a conduzione lenta, con conseguente attività nella regione insulare, ma non nella corteccia somatosensoriale. Si è ipotizzato che l’attività di queste afferenze tattili induca una risposta “limbic touch” che produce reazioni emotive ed ormonali. È probabile che, in molti studi di agopuntura, le procedure di controllo che sono intese essere inerti, stiano effettivamente attivando queste afferenze tattili e conseguentemente determinino l’alleviamento della componente affettiva del dolore. Questo potrebbe spiegare perché gli interventi di controllo abbiano un’efficacia simile all’agopuntura nell’alleviare le condizioni di dolore che sono prevalentemente associate a componenti affettivi come l’emicrania o la lombalgia, ma non quelli con una componente sensoriale più pronunciata, come l’artrosi del ginocchio o l’epicondilite laterale.18
Come si vedrà nel prosieguo del lavoro in realtà l’agopuntura si è dimostrata efficace anche nella terapia delle gonalgie e dell’epicondilite, quindi l’ipotesi degli autori andrebbe corretta.
Rimane invece il concetto che l’agopuntura sham non sia inerte.
MacPherson nel 2014 scrive: “Gli aghi penetranti sembrano avere un’importante attività fisiologica. Raccomandiamo di evitare questo tipo di sham”.16
E’ Birch tuttavia, già nel 2006, a sostenere con forza quest’idea in un lavoro che vale la pena di leggere e di cui si riportano integralmente le conclusioni:
“L’assunzione per cui una procedura medica sham sia inerte quando non lo è, genera dei pregiudizi nei confronti della procedura medica per la quale la sham è usata come controllo. Ciò rende difficile trovare differenze significative tra la procedura sham e quella reale. La conclusione scontata dei trials su queste procedure mediche, che la procedura non era migliore del placebo, è fuorviante per il lettore ed è imprecisa. In questi studi la conclusione o è errata, o non è possibile dimostrare che sia corretta, rendendo così molte di queste prove difficili se non impossibili da interpretare e le reviews di questi studi sono aperte al dibattito. I trials su queste procedure mediche dovrebbero smettere di affermare che sono “placebo controlled” o che la loro sham sia un placebo a meno che non possano dimostrare che la loro sham sia in effetti inerte e convalidata come trattamento placebo. La pratica di formulare ipotesi a priori su quali siano gli effetti placebo accettabili in uno studio, deve essere riesaminata, poiché ciò è stato responsabile dell’introduzione di ipotesi errate sulla natura del placebo e di pregiudizi nei confronti della terapia oggetto di indagine. Spesso queste ipotesi a priori si basano sull’ignorare la letteratura pubblicata sugli effetti del trattamento e sui meccanismi biologici che sono noti sorgere in risposta ai metodi di trattamento proposti. I trials chirurgici controllati con placebo appaiono impossibili. Gli studi di agopuntura controllati con placebo non possono utilizzare procedure sham invasive. Se in uno studio di agopuntura viene utilizzata una procedura sham non invasiva, bisogna studiare gli effetti fisiologici della sham per stabilire che essa sia in effetti inerte e devono essere usate procedure e metodi di controllo più complessi e completi per controllare separatamente altri effetti fisiologici non specifici. Inoltre, le basi concettuali e teoriche della pratica di agopuntura devono essere meglio considerate, per garantire che i processi di guarigione naturali che sono l’obiettivo della terapia non siano confusi con il placebo. Si tratta di un’area estremamente complessa e difficile, in cui pochi studi hanno tentato di eseguire controlli completi e resta da vedere quanto i metodi proposti per farlo siano pratici, accettabili e fattibili”.15